Come la Fenice, uccello mitologico in grado di risorgere dalle proprie ceneri, così il Parma, dopo il fallimento e la retrocessione in serie D, ha saputo rialzare la china e, nel giro di soli tre anni, con ben tre promozioni di fila, è riuscito a tornare nuovamente nella categoria che gli compete: la serie A. Quella degli emiliani, purtroppo, non è l’unica storia di “morte e rinascita” sportiva che ha coinvolto società del campionato italiano.
Sempre più spesso, infatti, il mondo del calcio è scosso da episodi del genere a causa di eccessive esposizioni debitorie dovute a mala gestione societaria e investimenti sbagliati. Nel calcio globale moderno, sempre più condizionato da operazioni finanziarie e speculative, anche a causa di impianti di gioco fatiscenti, i problemi economici sono sempre dietro l’angolo e sono poche le società che sono riuscite a diventare un vero e proprio modello gestionale da seguire.
Il nuovo Parma
Il caso Parma è molto particolare perché raramente squadre che militano nella massima categoria del campionato italiano vivono situazioni così delicate dal punto di vista finanziario. Negli ultimi anni, infatti, grazie ad una più equa ridistribuzione dei proventi derivanti dalla vendita dei diritti televisivi, anche le società “minori” che calcano i campi di serie A sono riuscite a “sopravvivere” senza particolari difficoltà.
Le esperienze più complicate, infatti, si vivono a partire dalla Serie B: ne sono un esempio l’Avellino ed il Bari che non sono riuscite a far quadrare i conti e sono state escluse dal campionato cadetto. L’esperienza Parma, tuttavia, è differente da tutte le altre in quanto una società apparentemente sana, ricca di giocatori di talento ed in grado di ottenere buoni risultati sportivi, si è ritrovata a far fronte ad una incredibile esposizione debitoria a causa della mala gestione del presidente Ghirardi e del direttore sportivo Leonardi.
Nel 2015, pertanto, dopo una serie di indagini della procura, la società calcistica Parma ha dovuto dichiarare fallimento e ripartire della serie D, campionato dilettantistico che rappresenta la quarta categoria del sistema calcistico italiano. In un primo momento la presidenza è stata affidata ad un gruppo di imprenditori locali che, con estrema competenza e lungimiranza, hanno gettato le basi per un’immediata rinascita finalizzata al ritorno in serie A.
Il “progetto serie A” della squadra emiliana ha preso ulteriore vigore quanto nel 2016, un noto imprenditore di origini cinese, Jiang Lizhang, già proprietario del Granada e detentore del 5% delle quote societarie dei Minnesota Timberwolves, squadra di NBA, ha deciso di acquistare la maggioranza delle quote societarie e di investire in modo serio ed oculato nel progetto. Da quel momento ha avuto inizio il miracolo Parma che ha visto la squadra emiliana protagonista di un’impresa storica, mai compiuta da nessuna altra squadra italiana: in soli tre anni tre promozioni consecutive, dalla serie D alla serie C, dalla serie C alla serie B e dalla serie B alla serie A.
Il cerchio sembra essersi chiuso poche settimane fa quando, dopo un inizio di campionato non esattamente esaltante, il Parma è riuscito ad imporsi per 1-0 contro l’Inter sul campo di San Siro, tornando a scrivere la storia della serie A. La rosa delle squadra emiliana sembra estremamente competitiva e l’obiettivo salvezza, seppur ancora molto lontano, raggiungibile. Decisamente meno probabile, invece, la vittoria del campionato da parte dei crociati che, al 28 di settembre, è pagata ben 2001 volte la posta.
Il modello Napoli
Purtroppo i fallimenti di società calcistiche non sono eventi che hanno interessato solo la storia recente del nostro paese. Nei primi anni del 2000 anche un’altra società dal passato glorioso come il Napoli ha dovuto fare i conti con un fallimento e con la ripartenza delle categorie minori. Nell’estate del 2004, dopo 78 anni di storia calcistica, condita con i due scudetti targati Maradona, la squadra partenopea fu costretta a dichiarare fallimento ed a ripartire dalla Serie C.
Il rischio di sparire dal panorama calcistico italiano fu davvero concreto in quanto, in un primo momento, nessun imprenditore sembrava essere realmente interessato all’acquisto del titolo sportivo. Per la gioia dei tifosi napoletani, tuttavia, un produttore cinematografico dalle grandi ambizioni decise di entrare nel mondo del calcio e lo fece acquistando proprio il Napoli. Quell’imprenditore era Aurelio De Laurentis, ormai noto al grande pubblico anche per merito del suo carattere fumantino e della sua affascinante parlantina. Il produttore di origine romane, nel corso di pochi anni, è riuscito a riportare il Napoli, dapprima in serie A e, dopo solo qualche campionato di assestamento, a farlo qualificare stabilmente per la massima competizione europea per club, la Champions League.
Probabilmente neanche i tifosi partenopei più ottimisti avrebbero potuto immaginare che, dopo le difficoltà economiche e la ripartenza dalla Serie C, la propria squadra avrebbe potuto tornare in Serie A più forte di prima, con nuove ambizioni e nuovi progetti. Sono ormai 4 anni che il Napoli di De Laurentis è la principale contendente della Juventus per la vittoria dello scudetto e partecipa alle massime competizioni europee da 7 anni filati.
Il segreto del successo risiede sicuramente nelle indiscusse capacità imprenditoriali del presidente che, nel corso degli anni, ha avuto il merito di affidare le redini della squadra a dirigenti ed allenatori di grandissimo livello che, ancor prima di vincere, hanno cercato di creare una mentalità sportiva vincente.
L’augurio per il nuovo Parma è di poter raggiungere i risultati sportivi ottenuti dal club partenopeo e che il fallimento possa rappresentare una opportunità per tornare più forti di prima. La speranza di tutti i tifosi crociati è che la loro squadra possa tornare a vivere i fasti degli anni ’90, riprendendo a gioire anche in ambito europeo. I presupposti per fare bene sicuramente ci sono tutti e solo il tempo sarà in grado di dirci dove potrà arrivare questo nuovo Parma.