I lavoratori dei call center scendono in piazza

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lavoratore call center

Giornata di protesta quella di oggi 4 giugno per i lavoratori dei call center in outsourcing, le maggiori sigle sindacali hanno indetto uno sciopero nazionale unitario con tanto di manifestazione. Nemmeno un decennio è trascorso dal processo di stabilizzazione che ha prodotto oltre 25000 posti di lavoro, adesso il settore dei call center italiani è nuovamente sull’orlo del baratro.

Le aziende, con delocalizzazioni continue e senza regole, sono ormai al collasso, schiacciate da una serie di normative che regolano gli appalti e non tutelano il lavoro, con costi mirati al ribasso che innescano un processo di sfruttamento a discapito dei lavoratori. Il settore è ormai avviato verso una lenta e inesorabile estinzione, la delocalizzazione in Albania e nei paesi dell’Est stanno mettendo in ginocchio imprese e famiglie. Il comparto dei call center rappresenta forse l’unico sostegno per oltre 80 mila italiani, già colpiti da crisi occupazionali con numeri devastanti.

Si schiera dalla parte dei lavoratori anche il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano: “Le rivendicazioni unitarie dei sindacati hanno a cuore il futuro di un settore che occupa attualmente circa 80.000 lavoratori. I problemi fondamentali sono due: le delocalizzazioni in territori extra UE e gli appalti al massimo ribasso“.

Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil spiega:  “prima era considerato un lavoro per i giovani ma oggi i call center sono pieni di 35-40enni. Vi lavora una generazione che quando è entrata, circa 10 anni fa, era appena laureata . Adesso si tratta di persone, spesso sposate e con famiglia, per le quali il lavoro nel call center da lavoretto è diventato negli anni un lavoro vero e, spesso, l’unica fonte di sostentamento. Tutti coloro che hanno a cuore il futuro dei giovani sostengano la protesta di lavoratori che grazie a questo impiego mantengono le proprie famiglie e che quindi chiedono di vedere migliorate le condizioni di lavoro, a partire dalle tutele sociali e dallo stesso stipendio“.